Ecofascisti by Francesca Santolini

Ecofascisti by Francesca Santolini

autore:Francesca Santolini [Santolini, Francesca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2024-03-22T12:00:00+00:00


Capitolo sesto

La manipolazione dell’ecologia profonda

Arne Næss ha vissuto per un quarto della sua vita in una baita isolata alle pendici dell’Hallingskarvet, nel Sud della Norvegia. Le montagne erano l’unico luogo con cui riusciva a identificarsi: «Piú piccoli riusciamo a sentirci in confronto con la montagna e piú riusciamo a essere parte della sua grandezza. Non so perché sia cosí»1. Questo principio ha ispirato il suo impegno sia come alpinista sia come militante per l’ambiente: nel 1950 guida la prima spedizione alla conquista del Tirich Mir, in Pakistan, a 7708 m; nel 1970 si incatena alle rocce di fronte alla cascata Mardalsfossen, tra le piú alte d’Europa, e ne discende solo quando il progetto di costruzione di una diga viene abbandonato; nel 1988 diventa il primo presidente di Greenpeace Norvegia e si candida alle elezioni con il partito dei Verdi.

Nato a Oslo, dopo aver studiato prima in Norvegia, poi a Parigi e a Vienna, infine a Berkeley, Næss diventa il piú giovane professore all’Università di Oslo, nel 1939, cattedra di Filosofia, a soli 27 anni. Ma la sua fama nasce soprattutto dall’aver dato la paternità alla teoria dell’ecologia profonda, con l’articolo The shallow and the deep, long range ecology movement, pubblicato nel 19732.

Siamo negli anni Settanta del Novecento, i movimenti ecologisti «escono dalla loro oscurità», scrive Næss, la comunità scientifica si trova di fronte a un punto di svolta, ma il messaggio ecologico è «distorto e usato impropriamente». Cosí Næss fa ordine nel panorama della lotta per l’ambiente distinguendo due movimenti: uno superficiale ma potente, la Shallow Ecology, ossia il tradizionale comportamento ecologista che cerca di evitare la distruzione della natura per i danni che ne deriverebbero all’umanità, e uno profondo ma molto meno influente, la Deep Ecology, che considera la salvaguardia dell’ecosistema naturale come un bene in sé, indipendentemente dai vantaggi o dagli svantaggi che possono derivarne all’umanità.

Alla base di questo secondo approccio vi è l’adozione del principio dell’egualitarismo biologico: per l’ecologista profondo, l’eguale diritto a vivere e crescere di ogni forma vivente «è un assioma intuitivamente chiaro e ovvio. Restringerlo ai soli esseri umani è un antropocentrismo che va a detrimento della qualità della vita degli esseri umani stessi». Essere biocentrici vuol dire porre l’essere umano nell’ambiente in relazione a ogni altro essere non umano, animale, vegetale, minerale, parte integrante e funzione di un ordine naturale complesso, quello degli ecosistemi. E qui Næss aggiunge il principio «della diversità e della simbiosi»: è la varietà e la ricchezza delle forme che aumenta la sopravvivenza. La cosiddetta lotta per la sopravvivenza dovrebbe essere interpretata come capacità di trarre tutti i benefici che derivano dalle relazioni complesse: «Vivi e lascia vivere», scrive Næss nel suo manifesto del 1973, è un principio ecologico piú potente di «O tu o io».

Anche in questo senso l’ecologia profonda mostra il suo carattere sociale: mentre l’ecologia superficiale rappresenta un aggregato di approcci eterogenei, l’ecologia profonda è un vero e proprio movimento internazionale, i cui esponenti si riconoscono e si ritrovano in questi principî condivisi. E proprio l’approccio



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